Per sentirvi più vicino...
Me lo sono chiesto molte volte: a cosa serve un sito o un blog? Un sito gestito da una sola persona che racconta di sè. A chi potrà mai interessare se racconto come la penso io, come potremmo migliorare la nostra vita cominciando da piccole cose; io che sono uno su sette miliardi di persone. E poi, che cosa potrà mai imparare la gente? Il mondo è pieno di blog, di gente che ti racconta quanto sta male, che si improvvisa poeta, o che scrive articoli di 10 righe su argomenti banali, riempie gli spazi vuoti di pubblicità, va in giro a commentare i blog degli altri pensando di ricevere così migliaia di visite e diventare lo Zio Paperone del 2000.
Una parte della risposta è arrivata, serve ad abbreviare le distanze. Uno dei miei figli nel 2013 ha deciso di emigrare in Australia, come avevano fatto i miei bisnonni, nonni e genitori. In questa Italia disastrata, è ri-cominciata l'emigrazione dei giovani delle classi medie che cercano fortuna oltre oceano. Mi è era chiaro cosa e perchè farlo... |
E così le pagine sono diventate interattive con la possibilità di commentare, i visitatori occasionali sono diventati, nella mia testa, possibili lettori fedeli, ho trovato carina l’idea di far votare le guide, e mi è venuta voglia di scrivere delle pagine, che intanto avevo inizato a chiamare articoli, sull’attualità. E così una mattina mi sono svegliato e mi sono detto: che vuol dire, oggi, avere un sito personale? Cioè, è personale perchè? Perchè ci scrivo solo io? Ma allora è un blog. Personale perchè parlo di quello che interessa a me? Ma allora è un blog. Personale perchè ci pubblico una serie di guide? Ma allora è comunque sempre un blog. E così mi sono reso conto che nonostante credessi di essermi fermato a 10 anni fa, e di essere il Don Chisciotte dei siti personali, in realtà questo si era evoluto in un blog.
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